La gestione delle visuali nei videogiochi horror

Inserito il 15 aprile 2012 da videogamers

Speciale a cura di Lorenzo Schirò

Il mondo del cinema horror nel corso della sua storia, ha avuto modo di sperimentare nuovi effetti speciali e tecniche di ripresa allo scopo di far aumentare maggiormente l’ansia e l’inquietudine a un pubblico sempre curioso di vedere qualcosa di nuovo e attirato dalla voglia di spaventarsi sempre di più. Nell’industria videoludica avviene un processo molto simile, che tende a innalzare ulteriormente la paura nei videogiochi horror.

Con questo speciale mettiamo in primo piano un elemento che qualche anno fa sarebbe stato impensabile immaginarlo come ulteriore strumento per far aumentare l’immedesimazione e la paura al giocatore. Stiamo parlando della scelta degli sviluppatori di implementare la visuale in prima persona, tanto in voga negli sparatutto, ma che negli ultimi anni ha dato il suo contributo anche ad alcuni giochi di ruolo e soprattutto nei videogiochi horror. Vi invitiamo in un viaggio dedicato alle visuali di gioco che percorrerà una parte di storia del videogioco per arrivare fino ai giorni d’oggi.

UN PO DI STORIA
I primi giochi vissuti direttamente dagli occhi del protagonista risalgono a diversi anni fa e il primo fra i tanti che ci viene in mente è un titolo che è entrato nella storia. Nel 1992 vide la luce Wolfstein 3D, gioco nato dalle mani dell’ID Software e pubblicato su PC. L’avventura di quel fuggiasco prigioniero ha battezzato un nuovo modo di vivere il gioco; tutto scorreva osservando lo scenario in prima persona, un faccia a faccia con il nemico osservato da una prospettiva che metteva in risalto un ambiente chiuso, labirintico e quasi claustrofobico, dove girare l’angolo o aprire una porta poteva significare scoprire il vero pericolo dei soldati tedeschi. Ovviamente Wolfstein 3D non aveva nessuna pretesa cinematografica e non era presente un intreccio narrativo tale da intrattenere maggiormente il giocatore, che alla fine dei conti, non faceva altro che sparare fino alla conclusione dell’avventura. Un anno dopo fu pubblicato un altro gioco che nessun giocatore potrà mai dimenticare, era il turno di Doom, uno sparatutto adrenalinico e allo stesso tempo ricco di suspense. Il successo fu enorme e spinse ID software a sviluppare e pubblicare nel 1994 un seguito intitolato Doom II: Hell On Earth.

Wolfstein 3D e Doom sono i genitori del videogioco vissuto da un nuovo punto di vista

Rispetto a Wolfstein 3D, Doom offriva un’atmosfera di gioco più irreale e che riusciva a suggerire degli interessanti toni horror; elementi come luci a intermittenza, stanze buie in cui si sentivano i rumori e i versi dei mostri difficili da individuare rendeva l’atmosfera sempre tesa; inoltre un sistema d’illuminazione dinamico rendeva il tutto molto affascinante, realistico e suggestivo. Ritrovarsi con poca energia e con quelle poche armi che si avevano a disposizione, completava il “set” di strumenti utili a far spaventare il giocatore. E’ bene precisare che comunque siamo lontanissimi dall’idea del gioco che trasmette una piena sensazione di paura, angoscia e altri elementi che stimolino l’inconscio del giocatore. L’utilizzo di alcune scene tipiche dei film sarebbero state gradite, e una serie di filmati realizzati con le giuste inquadrature avrebbe fatto accrescere la drammaticità e la suspense a un giocatore sempre voglioso di immedesimarsi maggiormente. Comunque sia, Doom ha gettato delle buone basi per quanto concerne l’atmosfera horror inserita in uno sparatutto in soggettiva e i videogiochi dei giorni d’oggi devono “ringraziare” per forza di cose tutto ciò che è stato creato negli anni passati, poiché gli sviluppatori odierni fanno un buon uso delle migliori innovazioni inserite nei giochi del passato.

ALCUNI GIOCHI DI RIFERIMENTO DA NOI CONSIGLIATI
La tecnologia ha fatto passi da gigante e grazie alle potenzialità degli attuali PC e delle console è possibile realizzare ambientazioni ed effetti sonori realistici, nemici che sembrano vivi, intrecci narrativi e filmati da far invidia ai film. Aggiungiamo protagonisti e antagonisti che hanno caratterizzazioni ben studiate e ci ritroviamo tra le mani esperienze di gioco uniche che riescono a intrattenere il giocatore come nessun altro mezzo d’intrattenimento riesca a fare.

Prenderemo in considerazione sei titoli horror, di cui tre in prima persona, uno è un ibrido con visuali in prima e terza persona e gli ultimi due meritano uno spazio in questo speciale poiché hanno offerto delle idee davvero azzeccate.

Doom III trasmette la tipica paura di ciò che si nasconde nel buio. Avere questo stretto contatto con lo scenario che è avvolto dall’oscurità riesce a conferire una maggiore immedesimazione, aumentando di conseguenza la paura e l’ansia al giocatore. Rispetto a una visuale in terza persona, lo sguardo del giocatore è focalizzato su tutto ciò che osservano gli stessi occhi del protagonista e trovarsi faccia a faccia con il nemico è davvero spiazzante, lo vediamo avvicinare e sembra che sia realmente a pochi centimetri di distanza. E Doom III offre una varietà di nemici davvero azzeccata che riesce nell’intento di far spaventare il giocatore; l’esperienza provata nel vedere avvicinare quegli enormi zombie difficilmente la proveremo con un gioco con la visuale in terza persona.
Esplorare le varie locazioni e squarciare il buio con la torcia, scovare il nemico o i cadaveri e osservare le tracce di sangue sono esperienze che toccano alti livelli d’immedesimazione solo grazie alla visuale in soggettiva. I salti sulla sedia sono assicurati!

La visuale in prima persona riesce a immergere molto più rispetto a un'inquadratura in terza persona

F.E.A.R. è il tipico sparatutto d’azione arricchito con elementi paranormali. Avanzare tra i corridoi di questo gioco è un’esperienza che potrebbe essere definita anche snervante. La visuale in prima persona è adattissima per far addentrare il giocatore nel mondo di F.E.A.R. e si riesce a stimolare sensazioni e paure davvero particolari; da una parte l’ansia per l’apparizione improvvisa della misteriosa bambina e dall’altra, la suspense alle stelle per quanto riguarda gli scontri con i temibili e armati nemici. Gli sviluppatori hanno dovuto ideare un sistema particolare per far in modo che l’apparizione della bambina avvenisse proprio quando lo sguardo del giocatore fosse diretto in una precisa direzione. In un gioco con visuale in terza persona sarebbe stato più facile gestire l’apparizione di un’entità, poiché il raggio visivo è molto più ampio e com’è già capitato in molti giochi, le apparizioni avvengono anche alle spalle del giocatore (togliendo così l’effetto sorpresa). In un gioco in prima persona sarebbe impossibile rendersi conto di un mostro che appare alle nostre spalle, ma in F.E.A.R. le apparizioni saranno sempre davanti ai nostri occhi!

Condemned: Criminal Origins
non è uno sparatutto a tutti gli effetti, ma un action adventure horror che utilizza la visuale in prima persona per riuscire a offrire un differente punto di vista al giocatore. Condemned: Criminal Origins, unisce elementi tipici degli sparatutto aggiungendo un notevole realismo nell’utilizzo delle varie armi occasionali che possiamo procuraci e un’intelligenza artificiale fuori dal comune. Questi due elementi sono stati realizzati a regola d’arte e sono bastati a differenziare l’esperienza rispetto a quella di altri giochi. I combattimenti corpo a corpo trasmettono tutta la loro crudeltà e violenza e con una visuale in terza persona sarebbe stato impossibile ottenere tali risultati. Avere sotto bersaglio un nemico e picchiarlo è mostrato senza troppi fronzoli, e mentre stiamo letteralmente “smontando” il nemico, il sangue non tarderà a schizzare da tutte le parti. Decisamente sconsigliato ai deboli di cuore, poiché la console su cui gira (Xbox 360) ha permesso al suddetto titolo di sfoggiare una grafica e un sonoro a dir poco incredibili. Condemned: Criminal Originis è il gioco che utilizza nel migliore dei modi la visuale in prima persona, averlo giocato in terza persona sarebbe significato aver perso una buona parte di atmosfera del gioco…

Solo con una visuale in prima persona si riesce a provare l'ansia e la paura di un nemico che potrebbe seguirci e colpirci alle spalle

Project Zero possiamo definirlo il gioco più “atipico” nel panorama degli horror game. Qualcosa di nuovo che va dall’arma utilizzata fino ai nemici stessi, ovvero dei fantasmi e spiriti dannati che vagano nelle location che non aspettano altro di essere “esorcizzati” tramite una strana macchina fotografica. Al di là dalle armi e dei nemici, ciò che ha stupito in Project Zero è stata la scelta di implementare una doppia visuale; ovviamente si è rimasti ancorati alle due classiche visuali, ma i giocatori hanno provato in un unico gioco la paura da due visuali differenti. Combattere tramite l’obiettivo di una macchina fotografica è un’esperienza angosciante, perché i movimenti sono rallentati e limitati all’obiettivo stesso. Le fasi esplorative invece sono gestite da una serie di telecamere che riprendono la protagonista da angolazioni e prospettive studiate a dovere e che riescono a conferire il terrore tipico dei film di scuola Giapponese.

Project Zero propone una delle migliori esperienze horror nell'attuale panorama ludico

Forbidden Siren è stato autore di parecchie discordanze tra gli amanti dei videogiochi. Accusato per l’eccessiva difficoltà e per il suo particolar modo di raccontarne l’intreccio narrativo e difeso allo stesso tempo da altrettanti giocatori che hanno incoronato il titolo Sony come un prodotto pieno di stile. Il Lamento delle Sirene è un’esperienza horror da vivere dall’inizio alla fine, e anche se tutto il gioco sarà affrontato tramite una visuale in terza persona si merita di essere menzionato in questo speciale grazie ad un tocco di classe che consiste nell’osservare diverse sezioni di gioco dagli occhi del nemico; è strato stravolto il concetto di fuga, viene posta fine alla sensazione di sicurezza e ogni singolo passo ci guiderà verso il nemico e non sarà possibile evitarlo tramite percorsi alternativi. Nessuno poteva immaginare che una volta tolto l’effetto “sorpresa” la paura si sarebbe ulteriormente innalzata; la consapevolezza su quello a cui stiamo andando incontro riesce a creare un timore del tutto nuovo! Ovviamente non mancano situazioni in cui non abbiamo assolutamente l’idea su dove possa essere il nemico. Forbidden Siren è un miscuglio di sensazioni e situazioni da brividi dove sono utilizzati tutti gli espedienti per riuscire a incutere paura al giocatore. Da non perdere!

Infine Dino Crisis, che ha saputo offrire un’interessantissima scena, in cui un feroce dinosauro si avvicina pericolosamente verso i protagonisti, tutto ciò è stato proposto tramite gli stessi occhi dell’animale e l’effetto finale è stato un colpo di classe che ha fornito una buona dose di suspense a un gioco di per sé abbastanza adrenalinico…

Cari lettori, questa è la prima parte dello speciale, speriamo vi sia piaciuto e che è riuscito a coinvolgere anche quella cerchia di persone che non hanno vissuto un videogioco. Adesso vi salutiamo dandovi appuntamento alla seconda parte dello speciale.

Solo su Video-gamers.it…

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2 Comments For This Post

  1. Shinesephiroth Says:

    Un Bellissimo articolo sopratutto per me che ho sempre messo da parte in primis i titoli con visuale in prima persona, mi fanno stare semplicemente male, come in una barca con il mare forza 9, e mi spiace essermi perso grandi titoli come COD, Project zero, condemned e altri .

  2. Claudia Says:

    ottimo articolo davvero interessante e pieno di spunti. Tra l’altro leggendo mi è venuta voglia di giocare titoli che non ho giocato ma che a quanto pare non dovrei farmi mancare…. In particolare mi ha incuriosito il lamento delle sirene e project zero.

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